Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Utilizziamo sia cookie tecnici sia cookie di parti terze per inviare messaggi promozionali sulla base dei comportamenti degli utenti. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito

PER CAPIRE

Papa Francesco tocca il tema del dialogo[1] nel capitolo sesto dellʼenciclica.  Inizia affermando che il dialogo aiuta il mondo a vivere meglio, perché per incontrarci dobbiamo dialogare, di un dialogo paziente, perseverante e coraggioso. Dialogo si riassume nei verbi avvicinarsi, esprimersi, ascoltarsi, guardarsi, conoscersi, provare a comprendersi, cercare punti di contatto (n.199).
Continua il Papa: tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo. (...) Spesso lo si confonde con un febbrile scambio di opinioni, o con monologhi infiniti, talvolta dai toni alti e aggressivi (n.200). La mancanza di dialogo ha una conseguenza grave: quella per cui nessuno si preoccupa più del bene comune. Così i colloqui si ridurranno a mere trattative (n.202).
Poniamoci allora questa domanda: cosa favorisce un costruttivo e autentico dialogo? Alcune possibili risposte:

  • Anzitutto lʼascolto vero, attento e non pregiudiziale (cf. scheda precedente);
  • La capacità di empatia (entrare nei panni dellʼaltro e “sentire” i sentimenti che prova);
  • La capacità di riconoscere allʼaltro di essere se stesso e di essere diverso da me. Scrive il Papa: le differenze sono creative, creano tensione e nella risoluzione di una tensione consiste il progresso dell’umanità (n.203).
  • La convinzione che lʼaltro possa arricchirmi, nonostante possa pensarla diversamente da me;
  • La disponibilità a riconoscere che nessuno dei due possiede per intero la verità, ma la si possa cercare insieme (cf. n.218).

Poi il Papa passa a parlare dellʼautentico dialogo sociale. Esso presuppone la capacità di rispettare il punto di vista dellʼaltro, le sue convinzioni e i suoi valori (n.203); necessita di una comunicazione tra le varie discipline, dal momento che la realtà è una, benché possa essere accostata da diverse prospettive e con differenti metodologie.
Francesco tocca anche la relazione che c’è tra dialogo e media, i quali hanno delle innegabili possibilità ma anche diversi limiti, in particolare nella ricerca di ciò che è vero (n.205). Il Papa mette in guardia anche dal relativismo (n.206) e poi si sofferma sul tema della verità, la quale non è solo una comunicazione di fatti ma è la ricerca dei fondamenti solidi che stanno alla base delle nostre scelte e delle nostre leggi. (...) Indagando la natura umana, la ragione scopre valori che sono universali, perché da essa derivano (n.208).

Tornando al dialogo sociale, afferma il Papa, in una società pluralista, il dialogo è la via più adatta per arrivare a riconoscere ciò che dev’essere sempre affermato e rispettato, e che va oltre il consenso occasionale. Parliamo di un dialogo che esige di essere arricchito e illuminato da ragioni, da argomenti razionali, da varietà di prospettive, da apporti di diversi saperi e punti di vista e che non esclude la convinzione che è possibile giungere ad alcune verità fondamentali che devono e dovranno sempre essere sostenute. Accettare che ci sono alcuni valori permanenti, (il Papa li chiama “princìpi morali fondamentali e universalmente validi; valori in sé, apprezzati come stabili per il loro significato intrinseco, cf. nn.231-214) benché non sia sempre facile riconoscerli, conferisce solidità e stabilità a un’etica sociale (n.211).

Il dialogo, che si fa incontro, per il papa richiede anche lʼaccettare la possibilità di cedere qualcosa per il bene comune (è il compromesso, che non viene visto negativamente). Occorre un “realismo dialogante” di chi crede di dover essere fedele ai propri principi, riconoscendo tuttavia che anche l’altro ha il diritto di provare ad essere fedele ai suoi (n.221).

[1] Parola di origine greca: dia-logos che significa letteralmente “attraverso il significato della parola (delle parole)”.

PER RIFLETTERE

  •  Lʼidea che ho di dialogo coincide con quella di Papa Francesco?
  • Sono capace a dialogare? Su cosa faccio più fatica?
  • Condivido lʼaffermazione per cui il dialogo conduce alla ricerca della verità?
  • Condivido ciò che il papa intende con “relativismo (etico)”?
  • Sono dʼaccordo che esistano dei princìpi morali fondamentali, che hanno valore in sé, per il loro significato intrinseco?
  • Quando si dialoga, è giusto “cedere” qualcosa? Cosa penso del “compromesso”?

PER APPROFONDIRE

  • Eugenio Borgna, La comunicazione perduta, Giulio Einaudi Editore 2015, pp.100.
  • Ignazio IV patriarca di Antiochia, Lʼarte del dialogo, Edizioni Qiqajon, 2004.
  • Vittorio DʼAmato, L'arte del dialogo, per migliorare la qualità delle nostre comunicazioni e conversazioni, per comprendere meglio noi stessi e gli altri, Milano 2017.
  • Max Taggi, Marina Bissi, L'arte del dialogo, Edizioni AdP, 2006.
  • Brunetto Salvarani, Un tempo per tacere e un tempo per parlare, il dialogo come racconto di vita, Città Nuova 2016.

PER PREGARE

SPIRITO SANTO CHE UNISCI

Conserva la nostra unione guidando il nostro cuore,

ispirandoci gesti quotidiani con cui esprimerci,

mostraci la via da seguire in ogni circostanza.

Aiutaci a non drammatizzare il confronto delle opinioni,

 lo scontro delle volontà e dei temperamenti,

ma ad accordare all’altro/a la migliore risposta alle sue aspirazioni.

 

Aiutaci a non continuare all’infinito,

né a riaccendere i brevi contrasti,

ma a cercare piuttosto ciò che fa dimenticare le offese ricevute,

il silenzio o le parole che riportano la pace.

 

Aiutaci a non spezzare mai nulla, nemmeno quando tutto scoppia,

a non pronunciare mai parole assolute, né compiere gesti irreparabili,

ma rendici capaci di conservare il cuore aperto e lo spirito accogliente.

 

Aiutaci a non accusare l’altro/a,

a non incriminare i suoi torti,

ma a caricarci con umiltà del peso dei dissensi,

sapendo riconoscere colpe e incapacità, errori e impazienze.

 

Aiutaci a non disperare di mantenere l’unione,

ma invocandoti, Spirito, per riprendere coraggio nelle difficoltà,

percorrere con speranza, ardore, ostinazione,

la strada dell’Amore.

 

(J. Galot)

© 2015 

Associazione culturale "Luciano Chiodo"

Via Civerchi, 7 - 26013 Crema (CR)

P.IVA: 91014730195