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PER CAPIRE

 

Il Papa nellʼenciclica affronta alcuni temi sociali significativi e lo fa partendo da una convinzione fondamentale: la destinazione universale dei beni creati, principio fondamentale della dottrina sociale cattolica, annunciato fin dai primi secoli (n.119-120). In questa linea Francesco ricorda che «la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata».[95] (...) Il principio dell’uso comune dei beni creati per tutti è il «primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale»,[96] è un diritto naturale, originario e prioritario.[97]. Il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati (n.120). Anche in questo caso, comunque, il diritto di proprietà non viene demonizzato, anzi, possiede un significato positivo: custodisco e coltivo qualcosa che possiedo, in modo che possa essere un contributo per tutti (n. 143).

Nessuno deve essere escluso dalla possibilità di potersi auto realizzare e costruire il proprio futuro (n.121). Per tale ragione il diritto di alcuni alla libertà di impresa o di mercato non può stare al di sopra dei diritti dei popoli e della dignità dei poveri; e neppure al di sopra del rispetto dell’ambiente, poiché «chi ne possiede una parte è solo per amministrarla a beneficio di tutti».[100] A riguardo dellʼattività imprenditoriale il papa non la critica a priori, al contrario afferma che essa «è una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti».[101]. Tuttavia tale attività deve avere sempre lo scopo primario di promuovere il diritto di tutti a utilizzare i beni della terra e la produzione da cui essi deriva.
Il Papa va oltre e proclama che, alla luce di questi princìpi ogni nazione e ogni territorio sì appartiene a chi lo abita, ma è anche di tutti. Tutti devono poterne beneficiare. Dunque no a paesi di serie “A” che sfruttano e depredano paesi di serie “B” (nn.124-125).

Nel capitolo quarto viene affrontato il binomio globalizzazione – localizzazione. Francesco invita a tenere insieme questi due poli: occorre da una parte guardare al globale, che ci riscatta da una mentalità casalinga e corre il rischio di farci cadere in una meschinità quotidiana; al tempo stesso bisogna assumere la dimensione locale, che arricchisce e avvia dispositivi di sussidiarietà (n.142).
Un altro tema sociale importante è il lavoro. Secondo il papa «non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro». (...) Il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale, perché non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere sé stessi, per condividere doni, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo (n.162).
Infine un accenno al mercato, che da solo non risolve tutto, benché a volte vogliano farci credere questo dogma di fede neoliberale. Si denuncia anche la speculazione finanziaria con il guadagno facile. Secondo Francesco occorre promuovere unʼeconomia che favorisca la diversificazione produttiva e la creatività imprenditoriale, affinché sia possibile aumentare i posti di lavoro invece di ridurli (n.168).

 

PER RIFLETTERE 

  • Cosa penso delle parole del papa sul rapporto tra proprietà privata e destinazione universale dei beni?
  • Condivido il binomio “globalizzazione – localizzazione”? Quali i punti di forza e i punti deboli di ciò che gli economisti chiamano “glocale”?
  • Da cristiano, come vedo e sperimento il mondo del lavoro? Quali le paure? Quali le prospettive per il futuro?
  • Che rapporto cʼè tra mercato, economia, finanza? Funziona questo rapporto? Quali le norme e i criteri che dovrebbero regolarlo?

  PER APPROFONDIRE

  • Luciano Orabona, La chiesa in età contemporanea. La questione sociale. Proprietà privata e destinazione universale dei beni in cento anni di encicliche sociali, Luciano Editore, 1997.
  • DESTINAZIONE UNIVERSALE DEI BENI: Papa Francesco, Enciclica Laudato Sì, LEV, Città del Vaticano 2015, nn.93-95
  • GLOBALIZZAZIONE: Chiara Giacciardi, Mauro Magatti, La globalizzazione non è un destino. Mutamenti strutturali ed esperienze soggettive nellʼetà contemporanea, Editori Laterza, Roma-Bari 2001
  • LAVORO: Domenico De Masi, Lavoro 2025. Il futuro dellʼoccupazione (e della disoccupazione), Marsilio Nodi, Venezia 2017, pp.409.

 

PER PREGARE

Dio, Creatore e Padre,

tu hai cura paterna di tutti

e hai voluto che gli esseri umani formassero una sola famiglia

e si trattassero tra loro come fratelli e sorelle

e dividessero nella giustizia i beni della terra.

 

Oggi viviamo in un mondo globalizzato,

in cui gli uomini dipendono sempre più gli uni dagli altri,

“vicini ma non fratelli”.

Donami la forza del tuo Spirito

perché non mi chiuda in me stesso 

unicamente preoccupato dei fatti miei, 

ma senta viva la responsabilità sociale

e la eserciti attivamente.

 

Rendimi aperto e sensibile alle necessità altrui,

pronto a sacrificare qualcosa di me stesso

per collaborare alla riedificazione

di una società più giusta

in cui l'uomo possa essere uomo.

 

L'amore per l'uomo, di Cristo, tuo Figlio,

sia l'esempio e la sorgente del mio impegno e della  mia passione.

Amen.

 

 

PREGHIERA PER I MORTI SUL LAVORO

 

Non hanno avuto il tempo di cambiarsi
per arrivare preparati alla sala del banchetto.
Sono arrivati con le loro tute, le loro divise e i loro elmetti,
e le loro scarpe di sicurezza,
talvolta, a causa dell'incuria umana,
con un vestito approssimativo per il lavoro che facevano.

Si sono portati dietro calcinacci e mattoni,
ferri pesanti e muletti, tronchi enormi e arnesi da lavoro.

Portano impresse sul loro corpo
le stigmate del lavoro che stavano compiendo:
della costruzione da cui sono caduti,
delle impalcature da cui sono scivolati,
dei pesi enormi che li hanno schiacciati,
delle macchine crudeli

che hanno fatto a brandelli il loro corpo.

Ma non c'è nessuno di loro, per quanto sfigurato,
che non rechi il marchio della Tua gloria:
Tu li hai creati a tua immagine,
Tu ora li riconosci come Tuoi figli.

Figli operosi, talora figli sbadati,
figli stanchi, ma orgogliosi della loro attività,
figli straziati da troppe ore di lavoro e da turni massacranti,
figli caduti nell’esercizio del loro dovere,
con lo scopo di ‘portare a casa il pane’.

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